giovedì 22 maggio 2008

Il ‘testimone’ era in 'buone mani'…

Il 22 maggio di vent’anni fa si spegneva Giorgio Almirante. Sicuramente un gigante della politica italiana con indiscutibili meriti, una figura tanto amata quanto discussa dentro e fuori del suo partito, il Movimento Sociale Italiano. Almirante fu tra i cinque fondatori che il 26 gennaio 1946 si ritrovarono nello studio di Arturo Michelini per dare vita al Msi. Con loro anche Giorgio Bacchi, Giovanni Tonelli e Pino Romualdi. Quest’ultimo - nativo di Predappio, vicesegretario nazionale del Partito Fascista Repubblicano durante la Rsi, a lungo presidente del Msi - altra figura storica missina, per una strana scelta del destino morì il 21 maggio 1988. In appena ventiquattro ore, il Msi perse due figure storiche, che vennero accomunate in un indimenticabile funerale celebrato a Roma il 24 maggio. Decine e decine di migliaia di persone - ordinate in un composto ma gigantesco corteo - accompagnarono i due feretri dalla sede del partito, in via della Scrofa, fino a piazza Navona, dove nella chiesa di Sant’Agnese fu celebrato il funerale.
Indimenticabile per chi, come chi scrive, insieme a tanti altri dirigenti e militanti del Fronte della Gioventù fece parte del servizio d’ordine, guidato e organizzato da un giovane Gianni Alemanno, da pochi giorni segretario nazionale del FdG. Indimenticabile come i ricordi sparsi che riaffiorano nella mente: i nomi scanditi a più riprese dalla folla, il ‘presente’ chiamato da Cesco Giulio Baghino e gridato all’unisono, l’Inno a Roma cantato a squarciagola da migliaia di italiani commossi, una selva di braccia tese.
Non è facile trovare le parole giuste per ricordare degnamente queste due figure. Meglio affidarsi a chi ha saputo dosare le parole in una circostanza tanto importante.
«Parlare di te, Almirante, e di te, Romualdi, è uno schianto. Uno schianto terribile, che ci soffoca il cuore, che ci prende alla gola. Ma è anche un onore che ci inorgoglisce fino alle lacrime. Perché qui, oggi commemoriamo due italiani, due grandi italiani, due italiani puliti, coerenti, coraggiosi, tenaci. Commemoriamo due maestri di vita e di pensiero, due esempi che non possono morire con la morte fisica dei vostri corpi. Voi, Almirante e Romualdi, siete dentro di noi. Appartenete a tutto questo popolo italiano che avete sempre amato, anche quando la legge della fazione lo ha diviso tragicamente, determinando ferite che voi volevate sanare e noi vogliamo sanare. Voi, Almirante e Romualdi, siete stati gli alfieri di questa Italia che ha incivilito il mondo, che ha versato il suo sudore e il suo sangue per onorare il lavoro fecondo e la tradizione gloriosa di questo vostro e nostro popolo, di quella Italia che ha dato al mondo sapienza, leggi, poemi, chiese, esplorazioni, cultura, arti.
Due alfieri di quella Italia che non cambia bandiera, che non si vende, che non rinnega, che non tradisce, che non offende; di quella Italia che guarda avanti, che crede nel proprio destino, che non rinuncia a vivere e a sperare; di quella Italia invasa, spezzettata, devastata, offesa, insultata, umiliata, calpestata dai barbari antichi e nuovi; di quella Italia che si ritrova, che si riscatta, che si riprende, che si rialza, che si rinnova; due alfieri di quella Italia dignitosa nella schiavitù, coraggiosa nella sventura, serena nelle avversità, clemente nella fortuna e misurata nella gloria. Un’Italia che voi ci avete insegnato per 40 anni ad amare, a considerare, come voi la consideravate, adorabile. No, Almirante, no, Romualdi, voi non morite, non potete morire. La vostra opera, la vostra vita sono il vostro messaggio, sono la vostra consegna a noi che, come ci avete sempre insegnato, non abbiamo paura di avere coraggio.
Tu, Almirante, questa tua e nostra Italia l’hai percorsa tutta come un apostolo instancabile dell’Idea che, con Romualdi, hai rialzato quando la sconfitta l’aveva gettata a terra. Le hai parlato con quella parola ineguagliabile che era un dono di Dio. Con quella voce dolcissima che mai potremo dimenticare. L’hai accarezzata con quegli occhi celesti e puliti che adesso, qui, ci guardano. L’hai attraversata tutta, villaggio per villaggio, città per città, contrada per contrada, valle per valle, per 40 lunghissimi anni di onore e fedeltà. Tu, Romualdi, l’hai segnata, questa Italia, con la passione incontenibile del tuo amore, con la forza del tuo carattere generoso, con la tenacia della nostra sanguigna terra romagnola.
Per 40 lunghissimi anni avete portato insieme, in alto, altissima, la bandiera stupenda e pulita della fedeltà alle radici del nostro popolo. Ci avete insegnato che un popolo senza radici non ha futuro, così come un albero senza radici muore. E noi vivremo, Almirante e Romualdi, vivremo per voi e con voi. Ve lo giuriamo col cuore gonfio di dolore e con l’animo colmo di fierezza per essere stati con voi nelle sconfitte e nelle vittorie. Sempre, in questi anni meravigliosi e terribili nei quali ci avete insegnato che le prove più difficili debbono e possono essere vinte. Voi, insieme, le avete vinte. Noi, insieme, le vinceremo. Saranno le vostre vittorie. Saranno le più belle, perché Dante, il tuo Dante, caro Almirante, ci ricorda che la grazia piove sul capo di chi combatte per meritarla. Ci avete consegnato un partito forte, orgoglioso, pulito. Ecco le parole, che tu, Almirante, hai scritto nel lontano 1974. “Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarsi. In altri tempi ci risolleveremo per noi stessi. Da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci cada di mano, come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla. Accogliete dunque, giovani, questo mio commiato come un ideale passaggio di consegne. E se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate: "Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai."
No, caro Almirante, il testimone non è caduto a terra. E’ in buone mani. In mani giovani, in mani forti, in mani che non cederanno. Lo porteremo avanti, avanti, avanti anche per te, anche con te. Perché tu, Almirante, perché tu, Romualdi, non ci lasciate. Voi restate fra noi, alla nostra testa, in piedi. Come sempre siete vissuti. Grazie per quello che ci avete consegnato. Grazie per quello che ci avete insegnato. Ciao Pino. Ciao Segretario.»

P.S. = Dimenticavo… è il testo integrale dell’orazione funebre pronunciata al termine dei funerali da Gianfranco Fini, allora segretario nazionale del Msi.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel sito ufficiale di Alleanza Nazionale (si, proprio quello con la patacca del PDL) non c'è nemmeno una parola su Giorgio Almirante... No comment...

Anonimo ha detto...

Guarda bene...c'è un commento di La Russa. Inoltre a Roma Alemanno vuole intitolare una via ad Almirante. Tutti i vertici di An hanno presenziato al funerale...informati dai

Anonimo ha detto...

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nicola

Anonimo ha detto...

Col senno di poi l'orazione funebre è un pezzo di alta comicità. Comunque ritengo che ognuno si sceglie i capi che merita.

Anonimo ha detto...

Onore al leader della generazioene che non si è arresa

Anonimo ha detto...

Ragazzi...sono cambiati i tempi.
Ad un diciottenne che si affaccia adesso in politica non possiamo parlargli di romualdi, rsi e anni di piombo...non capirebbe.

Anonimo ha detto...

Meglio parlargli del Grande Fratello e dell'Isola dei Famosi, educarli a guardare Striscia la Notizia e le Iene ed Annozero... Umberto, ma va la...

Scorretto ha detto...

perché no, umberto? Almirante, Romualdi, il M.S.I. possono essere un esempio per i giovani di destra...e non solo in Italia. Prova ne è il sottoscritto.

Anonimo ha detto...

Mah...parlare dell'MSI, come di fascismo, mi sembra abbastanza anacronistico. Sono capitoli che appartengono alla "storia" non al presente. E come tali, è giusto che abbiano un loro inizio e un loro fine, per dargli la dignità che meritano. L'MSI è finito nel 1995...ricordiamoci inoltre che l'msi era un partito fondato e FORMATO dai reduci della RSI..con che diritto i giovani d'oggi, che non hanno mai visto un fascista, parlano di certi temi? Questa è l'unica appropriazione indevita secondo me...

Anonimo ha detto...

grazie faber. hai saputo ricordare anche quell'esempio di uomo straordinario che fu l'On. PINO ROMUALDI gia' vice-segretario del P.F.R. nel 1944, nell'ultimo atto romantico della Repubblica Sociale Italiana. Un gentleman, direbbero gli inglesi. Un uomo d'onore che ha dato fede alla parola data all'alleato, combattendo la guerra da una sola parte. Mi pregio di aver conosciuto Chiara Romualdi, cugina del grande Pino... vive a Predappio ove gestisce un piccolo alloggio per viandanti, e posso assicurarti che un piacere sentirla raccontare tutto cio'che ricorda...