lunedì 31 marzo 2008

Il boomerang del 'voto disgiunto'

Una ne fa cento ne pensa, o forse una ne pensa e cento ne fa… Insomma, il Cavaliere non si dà tregua. Sfumata la sfacciata sicurezza di vittoria schiacciante manifestata per settimane, sono emersi i primi dubbi. Perciò, archiviata con scarso successo la battaglia per il ‘voto utile’ (contrastata anche dal Presidente della Repubblica e vanificata dai sondaggi), considerato che ad appena due settimane dal voto sono ancora troppi gli indecisi, ha architettato una nuova teoria. Ed ecco spuntare dal suo cilindro il coniglio del ‘voto disgiunto’: “Se proprio si vuole votare Casini, lo si faccia alla Camera, non al Senato”…
Dove con Casini si possono identificare tutti i cosiddetti ‘partiti nanetti’. Insomma, il leader del ‘partito contenitore’ si scopre improvvisamente generoso e magnanimo, accorgendosi che in queste elezioni non si presentano solamente PdL e PD, secca alternativa nella teoria del ‘voto utile’. Una strategia elettorale poco convincente, che cerca di sfruttare la scarsa conoscenza della tremenda legge elettorale e di confondere quei coraggiosi elettori che non intendono omologarsi alla costruzione del duopolio nella politica italiana, dove sarebbero eliminate differenze, identità, storie culturali e politiche nazionali. Questa volta, però, il consiglio potrebbe esser letto in maniera speculare ed il ‘voto disgiunto’ potrebbe rivelarsi un vero boomerang per il furbo Cavaliere. Un suggerimento per i più sensibili ed avveduti tra gli elettori del PdL, coloro che avessero a cuore le sorti di un sistema politico più equilibrato, che ritenessero opportuno non cancellare dallo scenario politico alcune importanti identità politiche, che non intendessero consegnare troppo potere nelle mani di questo ibrido ‘partito contenitore’, che volessero mettere alle calcagna dei prossimi governanti d’Italia qualche mastino da guardia. Proprio costoro, consapevoli che alla Camera la maggioranza berlusconiana sarà schiacciante (comunque per ottenere il premio di maggioranza basterà anche un singolo voto in più), potrebbero - pur mantenendo fermo il proprio voto pidiellino al Senato - siglare la propria scheda per la Camera a favore di quei partiti che maggiormente possono essere identificati come identitari e talmente incazzati da non voler diventare i vassalli del Cavaliere. Meditate gente, meditate... a metà aprile ci troveremo di fronte ad una scelta più importante di quel che appare...

venerdì 28 marzo 2008

L’apologo del minestrone insipido

Tutti ricorderete l’apologo di Menenio Agrippa. Il tribuno romano utilizzò membra, stomaco e testa per realizzare una metafora sul corpo umano e spiegare la sua idea di Stato. Più umilmente, in questo blog posso predisporne uno alla Vissani, utilizzando il minestrone per spiegare la mia idea in vista delle prossime elezioni. Per realizzare un buon minestrone necessitano alcuni ingredienti ben diversi tra loro, così che nell’unione all’interno del pentolone possano dare vita ad un sapore unico ed irripetibile, sfruttando le qualità di ciascuno. Premesso ciò, se io pisello (con la mia storia fatta di germoglio, piantina, baccello e grani) decidessi di unirmi a carota, fagiolo, zucchina e, perché no, anche a rapa per dar vita ad una buona minestra di verdure, volendo però mantenere la mia identità di pisello, perché dovrei accettare di mischiarmi e confondermi realizzando un amalgama insipido? Perché dovrei rendermi complice di una mescolanza dove non si riuscirebbe a distinguere alcun singolo ingrediente e dove tutti acquisirebbero un sapore ibrido? A ciò aggiungerei il rischio grave ed inevitabile che qualche sapore più forte (e talvolta meno gradevole…) possa prendere il sopravvento.

giovedì 27 marzo 2008

Esperienze orizzontali…

Non mi sono divertito. Non ho apprezzato. Non è stata una scenetta gradevole. Mi riferisco all’appello elettorale alle donne inventato con superficialità da Daniela Santanchè, anche lei travolta dall’onda di una moda inaugurata dal Cavaliere. Lui che, adorando il ‘battutismo’, dimentica spesso che la politica dovrebbe pur sempre mantenere una parvenza di serietà. Molti i suoi emuli, ahinoi spesso con gli stessi tremendi risultati. Perciò, è bene sottolineare che la frase “Non votate Berlusconi perché vede le donne solo orizzontali” rappresenta una scivolata, una battuta mal riuscita. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Tanto che in tempo reale è arrivata la prima esilarante e focosa reazione, partorita da chi (come documentato con la foto) di ‘orizzontalismo’ a quanto pare si intendeva ben prima del suo ingresso in politica. La replica di Alessandra Floriani (ai più nota Mussolini) offre l’occasione per tratteggiare, a vantaggio dei più smemorati, una sintesi del curriculum di una protagonista della politica italiana, che imperversa sulla scena (a lei ben congeniale arrivando da una non troppo fortunata carriera nel mondo dello spettacolo) da oltre un decennio.
Attualmente è leader per ‘autoproclamazione’ di Azione Sociale, partito confluito nel contenitore PdL con posto sicuro nelle liste della Campania (ovviamente per lei stessa), ma anche parlamentare europeo. E’ bene segnalarlo perché Luca Romagnoli, suo collega a Bruxelles, ricorda che “la sua presenza e la sua 'attivita' in Parlamento Europeo supera davvero il limite del buon gusto”.
Ma le migliori performance della Floriani, che temo confonda ancora politica e palcoscenico, sono ben scolpite. Novembre 1996, quando da parlamentare nazionale di AN si presentò al Congresso di Fiamma Tricolore e disse "Camerati, scusate il ritardo, non voglio annegare nell'acqua di Fiuggi". Un profondo e sentito pentimento che durò poche ore e quatta quatta fece ritorno in AN. Gennaio 2002, quando Fini cambiò opinione e declassò Mussolini da più grande statista del secolo, sostituendolo con De Gasperi. Netta la sua presa di posizione contraria: si alzò dai banchi parlamentari di AN ed andò a sedersi in quelli di Forza Italia. Gesto che seminò scompiglio e smarrimento nel partito, ma che durò qualche seduta parlamentare e nulla più.
Infine, novembre 2003: “Una scelta di coerenza, è sancita un’incompatibilità e un pregiudizio non tanto con le mie posizioni politiche, ma con il cognome che porto, per questo lascio AN. Fini ha tradito, lui è il male assoluto". Questa volta è trascorso più tempo ed ora coerenza, incompatibilità, pregiudizi e tradimento parrebbero superati, visto che lei e Fini si ritrovano gomito a gomito e flirtano come ai vecchi tempi.
Dulcis in fundo, un sincero avvertimento alla Floriani: abbandoni il suo passatempo onirico (“Stanotte ho sognato mio nonno Benito e mi ha detto cosa pensa della Santanchè”), altrimenti rischia una forte censura da chi, viene in mente Gianfranco Fini, è sempre maggiormente proteso a cancellare ogni richiamo e riferimento alla sua vecchia carriera da “fascista del 2000”.

lunedì 24 marzo 2008

Cosa vuol dire essere lungimiranti…

(Uber da "Panorama")

Abbiamo recentemente scoperto che il problema del precariato si può risolvere anche secondo i suggerimenti del Cavaliere, ma qualcuno lo aveva anticipato. Ben consapevole che per la propria carriera occorre scegliere bene e cercarsi per tempo un buon 'partito'. Eh sì, gli anni passano... Più che 'fare futuro' è necessario averne…

giovedì 20 marzo 2008

Un ‘porcellum’ per tanti Oscar… parte II

Migliaia e migliaia di candidati, quasi altrettante ipotesi di premio per i ‘nominati’. Come già detto nella prima parte, la certezza di non essere sottoposti al giudizio popolare consente a tanti di esprimersi con sincerità, meritando altre ‘nomination’. Entra a pieno diritto tra i migliori Andrea Verde, nella lista all’Estero del PdL (si dice in quota AN), con l’Oscar dell’esperienza. Nel suo programma richiama “i valori cristiani e della solidarietà”, riconoscendo l’Italia come “prima potenza culturale del mondo” grazie “al genio della sua creatività, alla sua cultura, alla capacità dei suoi imprenditori, alla laboriosità dei suoi connazionali”, sopratutto quelli “che vivono all’estero e rappresentano i migliori ambasciatori del lavoro e della cultura italiana”. Come non concordare. Su quali conoscenze si basino le sue intuizioni balza immediatamente agli occhi: tutto si deve alla sua esperienza come regista e produttore di alcuni pellicole di successo nel mercato internazionale, degne anche di premi al "Venus-Paris". Quali? Tenetevi forte… "Sotto il vestito la sorca", "Papà ti scopo tua moglie", "Diario segreto di un'italiana a Parigi". A questo punto è facile capire perché l’Esperto una volta eletto si impegna a "potenziare il palinsesto di Rai International riqualificandone i contenuti".
Un bizzarro Oscar della sincerità va ad Amedeo Cortese, 25enne ‘nominato’ del PD in Campania. Messo all’angolo dal maligno giornalista che gli chiede perché faccia politica ha ammesso “perché non so fare altro”... ma ancora più spontaneo ha risposto alla domanda sull'uso di spinelli con un deciso “non ancora” . (Il Giornale - 18 marzo) Lo capiamo, è sempre meglio non ipotecare il futuro.
Già premiato con quello della modestia, un insaziabile Luca Barbareschi non si è fatto sfuggire l’Oscar della faccia tosta: “Ci sono rimasto un po’ male, perché ho deciso di impegnarmi solo con l’assicurazione di un collegio blindato.” (Libero - 16 marzo) e l’Oscar del turismo politico: “Andrò nell’Isola a convincere i sardi casa per casa” (Libero - 16 marzo), “Ho fatto tutte le piazze sarde col teatro” (Epolis - 8 marzo) e “Da velista conosco l’Isola metro per metro”. (Nuova Sardegna - 18 marzo)
Fuori concorso perché protagonista delle Comunali di Roma, ma ciò nonostante meritevole dell’Oscar del dispetto la nota (almeno per essere stata eliminata alla prima puntata del reality “La Fattoria”) ‘showgirl’ rumena Ramona Badescu che ha brillantemente spiegato il 'no' a Rutelli (che l'avrebbe contatatta) e la scelta col centrodestra: “Dopo l’esperienza di Ceausescu non ce l’ho fatta” ma anche “Ricordiamo come Veltroni ha trattato i rumeni per quella brutta storia di omicidio”. (Corriere della sera - 18 marzo) A questo punto perché negarle anche l’Oscar della distrazione, infatti, troppo impegnata a recitare, le sono certamente sfuggite le dichiarazioni del suo candidato Alemanno: “La tolleranza zero nasce da una situazione di emergenza, a cui bisogna rispondere con atteggiamenti chiari, il problema della sicurezza è la prima emergenza sociale, necessita l’espulsione per 20.000 immigrati irregolari presenti a Roma." (Omnibus/La7 - 15 marzo)

martedì 18 marzo 2008

Un 'porcellum' per tanti Oscar... parte I

Il risultato dello spietato marketing che ha caratterizzato la composizione delle liste elettorali - sto parlando proprio di quelle dei ‘nominati’ - ha ricevuto valanghe di critiche. Sì è appena aggiunta anche la Conferenza episcopale italiana: “Bisogna ridare al cittadino la possibilità di scegliere i suoi rappresentanti - ha detto perentorio monsignor Giuseppe Betori - la sua valutazione deve riguardare sia il programma che viene proposto che le persone presenti nella lista.” Ma il segretario generale della Cei non ha valutato il bel vantaggio determinato da questa legge elettorale. Considerando che tutti l’hanno sfruttata al massimo delle sue deteriori potenzialità, ci consente di assegnare alcuni premi oscar. Infatti, tutti i ‘nominati’, ben consapevoli di non essere sottoposti allo spietato giudizio popolare, parlano e straparlano con una sincerità, a dir poco spettacolare ed invidiabile.
Ecco una prima pattuglia di premiati. L’Oscar della retromarcia spetta a Massimo Calearo, imprenditore capolista del PD in Veneto, che dopo aver ringraziato “San Clemente Mastella” per aver “fatto bene al paese fermando il governo” (Ballarò/Rai – 4 marzo), si è accorto che era proprio quello diretto dal presidente del PD Romano Prodi. Perciò, abilmente in poche ore è riuscito a precisare che “l'iniziativa del governo Prodi, per molti versi positiva, era minata da una maggioranza divisa, dalle continue polemiche" quindi "credo che la crisi aperta da Mastella fosse inevitabile e abbia portato a conclusione un'esperienza che appariva agli occhi degli italiani già minata.” (La Repubblica - 6 marzo)
Conquista trionfalmente l'Oscar dell'ammanigliata la 27enne Marianna Madia, capolista del PD nel Lazio: orfana di un giornalista Rai (precario, sottolinea lei) ex consigliere comunale veltroniano, 'ma anche' nipote dell’avvocato della famiglia Mastella, 'ma anche' collaboratrice del Centro ricerche di Enrico Letta, 'ma anche' collaboratrice in Rai di Gianni Minoli, 'ma anche' nipotina di Normanno Messina, giornalista amico di Francesco Cossiga, 'ma anche' ex fidanzata del figlio del presidente Giorgio Napolitano. La vincitrice rischia però la revoca del riconoscimento perché si è autodenunciata - "sono straordinariamente inesperta di politica" (Ballarò/Rai – 26 febbraio) - minacciando a chiare lettere di portare “ la mia magnifica inesperienza nel PD.” (Panorama – 22 febbraio)
Senza rivali per l’Oscar della modestia il poliedrico Luca Barbareschi, 'nominato' in Sardegna con il PdL, che per non farsi sfuggire il premio ha blindato il giudizio con un colpo doppio: “Ho un curriculum professionale che in Italia non ha nessuno” e “Alla riunione dei candidati tutte queste bellezze non le ho viste, ma forse i miei standard sono più alti.” (Libero - 16 marzo)

lunedì 17 marzo 2008

Fare politica è veramente difficile…

Non è solo per il facile esercizio del potere di critica, ma le novità della politica italiana meritano almeno una sincera riflessione. Per realizzarla ho deciso di affidarmi alle parole di personalità al di sopra di ogni sospetto, certamente meritevoli di maggior considerazione di che scrive dall'umile tribuna di un blog. Rimembrando le estenuanti riunioni per la composizione delle liste dei ‘nominati’, osservando le prime giornate di campagna elettorale e leggendo le dichiarazioni di esordienti e professionisti della politica tornano in mente le parole del poeta americano Ezra Pound che fin dal 1933 si era reso conto di come "in politica il problema è quello di trovare la linea di demarcazione tra affari pubblici e affari privati". Ed infatti i politici americani lo rinchiusero in manicomio dichiarandolo infermo di mente. E’ veramente troppo il tempo passato inutilmente dalle parole di Benito Mussolini (indiscusso avo nella scala genealogica che collega i traslocanti di AN nel PdL al MSI e quindi al Fascismo), quando enunciava come monito ai suoi seguaci che "il Fascismo non promette né onori, né cariche, né guadagni, ma il dovere ed il combattimento" o da quelle dello scrittore fiorentino Berto Ricci, indimenticabile fascista intransigente, spesso critico verso il Regime, convinto assertore che "disciplina vera e bella, è non rinunziare mai alle idee, ma saper rinunziare sempre al tornaconto personale". Il Duce era ben consapevole della difettosa natura umana, ed ancor di più di quella italica, perciò non perdeva occasione per ribadire che "i sotterfugi, le conventicole, le piccole congiure, la calunnia, la critica subdola, le miserie di ogni genere ripugnano alla concezione morale del Fascismo". Eppure subì comunque il 25 luglio. Fin troppo facile intuire che assaggiare gli agi del potere sia stato prodromo di gravi contaminazioni ed abbia inevitabilmente contributo all'annebbiamento di alcuni saldi principi, più che mai oggi necessari per distinguersi dagli 'ex soci', ora coinquilini nel PdL. Perciò, non è opportuno emettere una condanna impietosa e definitiva a carico dei protagonisti. Meglio sollecitare tutti coloro che hanno fatto politica a destra e che oggi fanno della politica il loro ‘pane quotidiano’ (in tutti i sensi…) ad una riflessione sulle parole del giurista Carlo Costamagna, convinto assertore che "vi è qualcosa nella vita oltre il fine individuale e il mondo della realtà non si circoscrive alle cose che cadono sotto i nostri sensi o soddisfano i nostri bisogni materiali". Anche se la condanna è stata risparmiata (o rinviata), voglio concedere a lor signori un'ulteriore attenuante servendomi di un'intuizione del poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe: "agire è facile, pensare difficile, agire secondo il pensiero incomodo".

domenica 16 marzo 2008

Chi di comiche ferisce di comiche perisce...

(Maramotti da "L'Unità")

Ciò detto, è stata costituita un'apposita commissione per scoprire cosa avranno da insegnare gli ex 'compagni' del quotidiano fondato da Antonio Gramsci sul tema dell'identità perduta...

sabato 15 marzo 2008

Il futuro di una storia politica

Lo spettro del partito contenitore avanza inesorabile, ovattato dall’obiettivo elettorale. Un ambizioso progetto nell’aria ben prima che Berlusconi lo scandisse fuori programma dal predellino dell'auto in piazza San Babila. Agognato dal Cavaliere - aspirante novello duce - smanioso di arringare le folle e consapevole della scarsa propensione alla piazza del popolo azzurro, perciò ben disposto ad aggregare anche gli ex-missini che della militanza hanno sempre fatto il proprio fiore all’occhiello. Desiderato da Fini - aspirante erede al trono di Palazzo Chigi, appena Silvio deciderà di affacciarsi dal balcone del Quirinale - smanioso di liberarsi del pesante fardello della fiamma tricolore, non certo del patrimonio elettorale da questa generato, in ciò agevolato dal ruolo di amministratore unico ed indiscutibile che il partito, anno dopo anno, gli ha assegnato, consegnando nelle sue mani anche il potere di carriera di chiunque.
Eppure, nonostante i desideri spasmodici dei due leader e pavlovianamente dei più fidi collaboratori, la propensione a fondersi dei due partiti non è mai stata unanime, soprattutto nei territori dove, seppure alleati, il rapporto tra FI ed AN è sempre stato di buon vicinato, ma senza concedersi troppa confidenza. Per capirlo, basterebbe osservare questi giorni di campagna elettorale e soprattutto considerare la fatica nella composizione delle liste uniche per le Amministrative, dove col sistema preferenziale le 'liste dei nominati' lasciano il posto a quelle dei candidati, con difficoltà e rivalità annesse e connesse. Proprio nei territori ci saranno le più importanti prove di unità, che faciliteranno la fusione (o annessione, secondo i punti di vista) tra gli ex-rivali, prevista motu proprio dai due leader per il prossimo autunno.
Insomma, la saga delle “comiche finali” è durata poco – ma forse è ancora in corso con un cambio di capo comico - e si aprono le previsioni sul risultato del progetto di partito contenitore. Non è bello fare il ventriloquo, ma quando un osservatore politico, ben titolato, esprime brillantemente il tuo pensiero perché non cedergli la parola : “Quello che era AN è morto e defungerà definitivamente nel futuro, perché la proporzione di rappresentazione è impari. Quelli di AN spariranno nel mare grande del partito dei moderati. E’ finito un mondo. Nel peggiore dei modi. L’MSI era un mondo di dibattiti ideali ma di presenza reale nel paese. E’ stato sostituito da un gruppo che della politica aveva fatto la sua professione, isolandosi rispetto al mondo reale e nutrendo rancore verso l’MSI.” (Il Riformista, 14 marzo 2008)
Grazie Pietrangelo Buttafuoco, perché non sempre è stato facile condividere pienamente il tuo pensiero, come ai tempi in cui eri dirigente nazionale del Fronte della Gioventù. Questa volta, però, hai reso semplice l’arduo compito di vedere lontano e di tratteggiare il futuro di una storia politica.

venerdì 14 marzo 2008

Il voto utile...

In questi giorni si è parlato tanto, forse troppo, di “voto utile” costringendoci a riflettere su questo anomalo consiglio arrivato a più riprese dalle sponde dei due partiti contenitore. Silvio e Walter hanno duettato elegantemente, secondo un copione ben scritto, invitando gli elettori a votare per sé o per l'altro. Questo sarebbe il “voto utile”, cioè quello “che apporta vantaggio, profitto o giovamento”. Appunto… utile per chi? A pensarci bene, non pare appassionante uno scenario nel quale i due contenitori ben assortiti possano conquistare oltre l’80 per cento dei voti, arrivando ad un conseguente controllo assoluto del potere politico in Italia. I 'partiti gemelli' stanno puntando decisamente a trasformare il bipolarismo in un secco bipartitismo. Vogliono americanizzare lo scenario politico italiano abbattendo le differenze, le identità, le storie culturali e politiche nazionali. La chiamano semplificazione, ma - visti i numeri e gli scenari di grande equilibrio che si prefigurano - profuma tanto di grande accordo: larghe intese, inciucio o ammucchiata… fate voi. Una pesante minaccia di pensiero unico ( a proposito, sono in corso le indagini per scoprire chi abbia copiato il programma dell’altro…) dietro il quale sarebbe più facile fare affari (all’orizzonte ce ne sono tanti) per quei poteri ben acquattati trasversalmente dietro i due contenitori. Senza più alcun controllo, soprattutto grazie all’attuale sistema elettorale che ha consegnato ai leader il potere di veto e di scelta nelle liste dei 'nominati'. Attenzione, avviso ai naviganti verso il 13 aprile: è breve il passo che porta dal voto utile al voto dell’utile idiota…

giovedì 13 marzo 2008

Quando una vignetta è più esplicita di un editoriale...

(Giannelli dal "Corriere della Sera")

Finalmente le elezioni: liste di nominati non di candidati

Finalmente le liste, finalmente stop alle indiscrezioni e cominciano le certezze. Mal ce ne incolse. L’irrazionale corsa al partito contenitore, l’affrettata fuga dalle identità, la forte esigenza di marketing elettorale hanno generato i tanti mostri. Avendo privato il cittadino del già limitato esercizio di scelta con la preferenza, quelle presentate dai partiti non sono più liste di “candidati”, ma - con un lieve margine di errore che dipenderà dal vincitore - liste di “nominati”. Praticamente, sappiamo già coloro che siederanno negli scranni di Camera e Senato, come al termine di un casting. La nuova legge elettorale, tutti la aborrono, tutti la criticano, tutti la schifano, ma nessuno si è adoperato per modificarla e soprattutto tutti la sfruttano al massimo delle sue deteriori potenzialità. Tanto che l’arroganza dei pochissimi che detengono il potere di veto e di scelta ha depotenziato ed in alcuni casi umiliato la volontà dei dirigenti territoriali. Un potere usato ed abusato fino a spacciare per vincolanti quei criteri che a pochi chilometri di distanza tali non sono stati in base alle caratteristiche degli includendi. Leader talmente impuniti e senza vergogna da ammettere pubblicamente “non godo della sua stima, non l’avrei candidato…”. Facile perciò intuire quali possano essere le capacità principali richieste per far parte degli “eletti”: affidabilità, obbedienza, capacità articolare delle dita, riconoscenza verso il dominus a cui si deve la nomina e poco più... E dov’è finito il tanto decantato rapporto elettore/eletto, frantumato e squalificato dai tanti paracaduti consegnati in prestito a coloro che con le preferenze forse non verrebbero eletti neanche nel proprio condominio. Non si tratta più solo di attori e starlette, ma anche di politici di professione eterna. A completare il quadro basta voltarsi da una parte e troviamo chi si erge a commissario di concorso pubblico esigendo per la “nomina” la laurea a pieni voti oppure dall’altra e troviamo chi considera buoni requisiti la videogenia, l’impreparazione e l’inesperienza. Parrebbe un quadro desolante.